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Film 2014: Recensioni in Pillole

12 Anni Schiavo 7-

McQueen mette su schermo una biografia che per quanto cruda e realistica risulta a tratti prevedibile e priva di pathos. Sebbene pesante, rimane comunque pur sempre un film da vedere. Anche se praticamente non ho usato un solo aggettivo positivo. #perstorici

 

A proposito di Davis 7,5

Il ruolo dell'artista nella società di oggi viene dipinto con toni folk e poetici da quei geniacci dei fratelli Cohen. Se è pur vero che il film risulta inconcludente, l'impressione è che sia più una caratteristica volutamente attribuita al personaggio che al film stesso. E comunque voglio quel gatto. Ora. #perartisti

 

Allacciate le Cinture 7

OzpeteK non perde il tocco malinconico e sapientemente ironico in un flim piacevole e commovente al punto giusto, dove l'equilibrio fra risata e sentimento non cade mai nella trita e ritrita banalità italiota. Un plus la presenza della Crescentini. #persognatori

 

American Hustle 7,5

L'intreccio un po’ americano e a tratti prevedebile è comunque più che esaltante, e combinato alla bravura degli attori tiene perennemente incollati allo schermo. Amy Adams e Jennifer Lawrence over the top, ma ora qualcuno paghi una palestra a Christian Bale. #perfiloamericani

 

The Wolf of Wall Street 8

Lungo e volgare, dicono in molti: non poteva però essere altrimenti, date le caratteristiche della vita che Scorsese vuole e riesce benissimo a raccontare. Di caprio è da oscar (almeno noi diamoglielo) in un piccolo capolavoro del nuovo millennio, perso nel divertissment e assuefatto dal potere della finanza. #peramantidelcinema

 

Tutta Colpa di Freud 6+

Piacevole commedia all'italiana che senza troppe pretese intrattiene lo spettatore con ritmo scorrevole e qualche spunto di riflessione. Per una serata non troppo impegnata. #perdistrarsi

 

Tutto sua Madre 6/7

Né un film sull'omosessualità, né tantomeno sull'omofobia, come in molti dicono. Semplicemente una storia che senza risparmiarsi grasse risate racconta un viaggio nella contorta psiche di un ragazzo, accompagnandolo dalla fase di dipendenza materna a quel tanto agognato e temuto stadio di autonomia sentimentale. #pertimidoni

 

Snowpiercer 7,5

Un treno metafora di vita, in un avvicente contrasto fra il bisogno di uguaglianza e la necessità di una gerarchia. Si rimane fino alla fine con il dubbio di una morale ambigua: Ã¨ un film di destra o di sinistra? Aspettando la vostra risposta, consiglio vivamente la visione di questa sorta di rivisitazione in chiave coreana di "V per Vendetta". #perrivoluzionari

Nebraska 7

Il bianco e Nero, insieme ai paesaggi incantevoli, dona al film l'atmosfera giusta per trattare con garbo e ironia le gioie e i dolori di una vecchiaia neanche poi troppo insolita. E soprattutto, chi non vorrebbe avere una nonna così? #pergiovanidentro

 

Philomena 8-

In bilico fra adorabile ironia e cruda realtà, l'ambivalenza della fede cristiana viene rappresentata dal tocco raffinato di Frears, che mette su pellicola una storia virbrante di emozione dall'inizio alla fine. #perraffinati

 

Smetto quando voglio 7

Esilarante e purtroppo a forte rischio di realismo, un ritratto comico e impietoso della generazione di 30enni bruciati. Per la serie: ridiamoci su, ma facciamo anche un pensierino su queso tipo di business..... eh? :)

#pergiovaniprecari

 

Still Life 7+

Poetico e Raffinato quanto basta, Still Life tratteggia la figura di un personaggio enigmatico che fa della lentezza, e non solo, uno stile di vita in grado di proteggerlo dalla crudeltà del mondo esteriore. Basterà questa fragile corazza a difenderlo? #perroutinari

Blue Jasmine 7

Una straordinaria Cate Blanchet magistrale interprete di una figura femminile nevrastenica che cade in disgrazia ma fa di tutto per non arrendersi alla mediocrità, in uno dei più riusciti film di W.Allen #pernevrotici

 

Dallas Buyers Club 6,5

Diciamolo subito: Mc Counaghey e J. Leto hanno strameritato l'oscar in un film su una tematica comunque molto toccante. Non basta questo, però, a nascondere le pecche di un film che risulta a tratti asettico e senza il brivido che ci si aspetterebbe. #perimpegnati

 

I segreti di Osage County 6/7

M. Streep spalleggiata dall'ottima Roberts spadroneggia nella piacevole trasposizione dell'omonima opera teatrale. Non è certo un capolavoro, ma è più che godibile. #perfandellaStreep

 

Il capitale Umano 6/7

Virzì si conferma regista di buon livello in una commedia dalle tinte gialle e dall'evoluzione mai noiosa: fedele ritratto della brianza o teatrale stereotipo della classe borghese? #perbrianzoli

 

Monuments Men 5

L'idea di partenza di Clooney di trattare il rapporto fra guerra e arte non è per niente banale, ma la realizzazione è davvero mediocre e priva di teatralità #perdormire

Grand Budapest Hotel 7+

Il pittoresco ritorno di Wes Andersen è un film che colma con un ritmo irresistibile e una fotografia da urlo le lacune di una trama che, seppur non perfetta nè sorprendente, regala allo spettatore un viaggio di due ore che ha come paesaggio mille colori e come sottofondo un atmosfera psichedelica. Epica, poi, la scena della fuga dal carcere.

#permentifolli

 

Grace di Monaco 6,5

Maltrattato dalla critica e disconosciuto dalla famiglia Grimaldi, il ritorno della Kidman sul grande schermo è in realtà un garbato omaggio alla compianta Grace Kelly, dipinta, non senza momenti di stanca e esagerazioni di licenza poetica, nel profondo della sua intimità: divisa fra due mondi distanti e inconciliabili, il suo talento e la sua famiglia, Grace trova nella possibilità di interpretare artisticamente il ruolo di principessa l'unica via d'uscita possibile per non rinunciare alla sua vocazione. Poco importa se alla fine il film descrive una Grace felice (e dunque ben lontana dalla realtà storica). Il messaggio finale va ben oltre il personaggio ed è un invito a non disperdere il proprio talento : la strada per mettere se stessi e la propria vocazione anche laddove non si è a proprio agio è tracciata. E grace è lì per illuminarla.   #perimmedesimarsi

 

Alabama Monroe 7
Struggente quanto basta, la ballata folk europea dalle tinte americane non esita nel mettere a nudo tutte le insidie che tanto una vita quanto una relazione possono incontrare. La forza del film è tutta nel messaggio che la storia lascia scolpito sulla pelle dei due protagonisti: non sono tanto le tragedie a poterci distruggere, quanto il nostro atteggiamento di fronte ad esse. #perriflettere

Her 7+

Il tema del rapporto mente-corpo, così enigmatico e misterioso da aver attanagliato l'intera storia della filosofia e non solo, viene qui riabilitato in chiave visionaria e introspettiva da Spike Jonez, il quale però, evitando di coglierne l'aspetto più prettamente scientifico, guarda al tema da un'angolazione nuova e ugualmente affascinante: l'amore.

Her è infatti un film che, contrariamente alle attese, non parla nè di tecnologia, nè di solitudine, nè tantomeno di neuroscienze: risultando forse anche fin troppo pretenzioso (e a tratti un pò monotono), il tema della diversità uomo/macchina viene semplicemente preso come pretesto per indagare un nuovo possibile modo di relazionarsi e intendere l'amore: un rapporto che non sia più ancorato a un concetto di esclusività duale ma che si apra maggiormente a un contesto più ampio e fatto da più attori che ne prendono parte. Il tentativo di vera e propria innovazione del sentimento amoroso, portato qui avanti da un semplice e complesso sistema operativo, risulterà alla fine fin troppo "futuristico" per l'uomo di oggi, e verrà liquidato non senza difficoltà in un tanto semplice quanto folle interrogativo: la distanza fatale fra i due protagonisti è riconducibile a una questione meramente biologica, o si riferisce piuttosto a una profonda differenza di intendere il sentimento?

Il futuro ci dirà se Spike Jonez ha intravisto e preannunciato un nuovo modo di relazionarsi; quello che rimane, per ora, è un film che nonostante il ritmo a volte fin troppo lento, ci regala due ore in un'alta realtà. Migliore o peggiore, dipende dal giudizio di ciascuno di noi. #perscienziatiromantici

 

Quando c'era Berlinguer 7+

Più che un film, un toccante documentario sulla storia di un politico che ha messo il dialogo e le idee al centro della sua vita, sfidando gli ostacoli della sua stessa ideologia e non cadendo mai nella trappola della demonizzazione del nemico. Le interviste nel presente si mescolano bene agli sguardi sul passato, regalando un omogeneità di fondo che trasporta anche gli spettatori più giovani direttamente nello spirito di quei tempi. #pernostalgici

 

Maps to The Star 7,5

Cronenberg in grande spolvero mette a nudo in modo cinico e travolgente il rapporto fra vulnerabilità e ossessione per la fama. La cruda escalation psichica a là Kubrick che chiude il film è una lucida riflessione sull'era che viviamo e non può non lasciare attoniti. #perpsicointellettuali

 

Le Meraviglie 5,5

Nel suo acclamatissimo ritorno la Rohrwacher azzecca sì il tema del contrasto italiano fra due generazioni e due mentalità agli antipodi, ma lo annacqua in una storia senza uno sviluppo e dalle tinte realistiche a tratti noiose e eccessivamente pretenziose.  #perannoiarsiunpò

 

Locke 5
Un'ora e venti con la stessa inquadratura non è un presupposto facile per intrattenere lo spettatore, se a poi questo si aggiunge una storia priva di pathos e un personaggio privo di sviluppo, la frittata è fatta. Ottima, per quanto possibile, la prestazione di Tom Hardy #perdormire
 
 
In ordine di Sparizione 7
Nel freddo (e a tratti inquietante) panormana innevato norvegese, un soft-thriller che pescando un pò da Tarantino e un pò dai fratelli Cohen, non annoia mai e mette a dura prova la veridicità del luogo comune che vuole i norvegesi come un popolo sereno e pacifico. "o il sole, o il welfare". Siamo sicuri? #per
Nymphomaniac Vol I e Vol II: 6 e 7,5

Chi lo bolla come una grossa orgia priva di significato sbaglia e non di poco: dopo un lento e inconcludente primo episodio, L. Von Trier tartteggia con precisione psicanalitica l'evoluzione di una storia perversa che ha nella sessualità non il tema principale, ma il complesso sfogo  di un più profondo disagio #perpsicointellettuali

 

Saving Mr Banks: 7

Passando attraverso una massiccia ma piacevole dose di romanticismo, lo scontro fra due giganti come Tom Hanks e Emma Thompson, rispettivamente nei panni di Walt Disney e Pamela Travers (la scrittrice di Mary Poppins) racconta tutta la difficoltà per un artista di scendere a compromessi per raggiungere il grande pubblico.  #percommuoversi

 

Yves Saint Laurent: 7
La storia dello stilista francese fra moda, disagio e eccessi: quel che rimane è il ritratto di un personaggio senza dubbio affascinante, la cui principale impresa è stata non tanto quella di oltrepassare il proprio disagio, ma più che altro quella di metterlo in toto nella propria arte. #perfolli
 
 
Ida: 6/7
Incensato come più bel film del 2014, la poesia polacca in bianco e nero è si un malinconico ed efficace racconto di una commistione fra mondi opposti, sospesi fra religione e profanità e destinati a incrociarsi, ma risulta a tratti asettico e prevedibile #percattolicidubbiosi
Jersey Boys; 6/7

Eastwood non perde il tocco e l'abilità nel narrare, facendolo anche in questo caso da angolature inedite e mai banali: la storia dell'ascesa della giovane boy-band non è certo originale ma è priva di momenti di stanca e mai monotona. Non si urla al capolavoro, ma è tuttavia un altro film azzeccato #perdivertirsi

 

Colpa delle Stelle: 6/7

La teen-story più acclamata del momento sbarca sul grande schermo con l'intento smaccatamente commerciale di tirare la lacrima facile; possiamo seppellirlo di critiche intellettuali e di malmostosi giudizi negativi, ma quello che conta è che alla fine, la lacrime esce per davvero. ed è tutto tranne che finta. #perpiangerevero

 

Lucy: 3
Difficile capire per quale motivo la buona Scarlett presti ultimamente il suo viso angelico per opere di dubbio spessore. Fattostà che qui , fra incredulità scientifiche e dozzinali usi di tecnologia backdrop anni 80, va in scena quello che senza dubbio è il peggiore film del 2014. Salvate quella povera bionda, vi prego. #perrideredellidiozia
 
 
Pasolini: 5,5
Il tentativo di ricordare una delle più importanti figure italiane del 900 si perde nella disincantata e asettica descrizione della sua ultima giornata di vita, fra rappresentazioni oniriche delle sue opere e gesti quotidiani persi nel nulla. Quello che rimane, oltre alla ficcante intervista di metà film, è un senso di smarrimento che non aiuta ad avvicinarsi al compianto poeta. #perradicalchic
Interstellar: 7/8

Nolan insegue Kubrick, saccheggia Einstein, si allunga troppo nella prima metà ma piazza un finale destinato a rimanere nella storia del cinema, verosimile o meno che sia. Un film decisamente ambizioso in un mondo che ha perso qualsiasi certezza: a salvarci sarà la quinta dimensione? #perlastoriadelcinema

 

Boyhood: 6

L'idea di percorrere in parallelo la vita dei protagonisti e quella degli attori è sicuramente destinata a fare scuola (e a far correre il regista per gli oscar?), ma la realizzazione cinematografica è alquanto asettica. Un troppo distaccato sguardo sulla vita del protagonista rende così la pellicola una mera opera di puro realismo incapace di far provare brividi #perintellettuali

 

Il Giovane Favoloso: 6
Che Elio Germano fosse un attore di ottimo livello, lo si sapeva. La conferma arriva ancora una volta da una delle sue interpretazioni allo stesso tempo più difficili e ambigue. Il film che ne esce, però, vive di un'ottima prima parte per poi perdersi in una biografia Leopardiana che sacrifica il sentimento sull'altare dello storicismo. Peccato. #perletterati
 
 
Lo Sciacallo: 7
 

Jake Gyllenhaal in grande spolvero si avvicinan a Heat Ledger e copre con la follia tutti i limiti di una narrazione, avvincente sì, ma troppo ripiegata sul suo stesso protagonista. Il ritmo è buono e la figura cinica di Jake mostra una non troppo implicita critica ai media e al mondo moderno. #percinici

 
Magic Moonlight: 4,5

Era difficile, per Woody Allen, fare qualcosa di peggio di To rome With Love: questo Magic Moonlight, nonostante vada a scomodare Colin Firth, riesce quasi nell'impresa, mescolando stucchevolezza e banalità in un mix irresisitibile per il richiamo di morfeo #perdormire

 

Gone Girl - L'amore Bugiardo: 7,5

Fincher gioca in quell'affascinante spazio fra il thriller e la psicologia umana, inserendo la narrazione in un climax ascendente che, richiamando i fasti di American Beauty, propone una nuova figura di femme fatale, ancor più efficace perchè contrapposta alla voluta apatia del buon Ben Affleck  #perthrillingaddicted

 

Il Ragazzo Invisibile: 6
.Tutto quello che non ci si aspetta da Salvatores succede in questa abbondante ora e mezza di "fantasy". Il regista inizia con tono affettuoso per poi precipitare in un divertissment fine a se stesso e decisamente al di là dei confini della fantasia. Noi italiani non ci siamo abituati: è forse per questo che l'operazione è difficile da giudicare #perletterati
 
 
Pride: 7,5
 

Silenzioso come si addice ai cosiddetti film "di nicchia", arriva nelle sale uno dei film più belli e riusciti del 2014. Associazioni Gay e Minatori in un'unica battaglia, giocata con il magnifico sfondo delle colline gallesi, a difesa dei diritti delle minoranze: un invito ad andare oltre gli steccati ideologici, per unire le forze e mettere in moto il cambiameto. Si esce dalla sala fortemente divertiti e con una grande voglia di cambiare il mondo . #persognatori

 
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